Galleria Vittorio Emanuele II



La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano è un passaggio coperto cruciforme e con un largo spazio ottagonale e all'incrocio dei bracci che collega piazza Duomo e piazza della Scala e, tramite i due corti bracci perpendicolari all'asse principale, le due laterali via Silvio Pellico e via Ugo Foscolo.
Fu progettata dall'architetto Giuseppe Mengoni e realizzata a partire dal 1865 in uno stile eclettico, contrassegnata da grottesche, cariatidi, lunette e lesene, in una forma architettonica tipica della metà dell'Ottocento milanese. le statue che ne decorano la parte coperta sono dello scultore milanese Pietro Magni. Pesantemente danneggiata dai bombardamenti aerei inglesi dell'agosto del 1943, la galleria viene ricostruita al termine della guerra. Nella galleria hanno oggi sede numerosi negozi di griffe e marchi prestigiosi, oltre che i famosi caffè, ristoranti e un hotel di lusso. È considerata, con via Montenapoleone e via della Spiga, una delle sedi degli acquisti di lusso nel capoluogo meneghino.Nel 1859 si fece seria l'idea di un passaggio coperto che collegasse piazza Duomo a piazza della Scala: simile alla galleria de Cristoforis, sempre a Milano a San Babila, ma più grande e più borghese, che verrà dedicata al Re che portò Milano ad unificarsi al Regno d'Italia. La zona prescelta era quella a nord del duomo, edificata con piccole costruzioni non consone all'immagine che la municipalità voleva dare alla piazza. Il comune indisse un concorso internazionale al quale parteciparono 176 architetti e che fu vinto da Giuseppe Mengoni, il quale propose una lunga galleria attraversata da un braccio, con al centro dell'incrocio una grande "sala" ottagonale: la copertura prevedeva un'ossatura in ferro e il resto in vetro. Nel 1865 iniziarono i lavori con la posa della prima pietra da parte di re Vittorio Emanule II di Savoia e due anni più tardi si inaugurò la galleria, anche se non completamente terminata. Quando questa società fallì , il Comune di Milano assunse la proprietà e continuò a fornire il capitale necessario. Circa dodici anni dopo finalmente il complesso fu terminato. Giuseppe Mengoni, l’ideatore della galleria, vi morì proprio precipitando dalla cupola durante un’ispezione  il 30 dicembre 1877, anche se non mancò l’interpretazione che si trattasse di un suicidio, dovuto alle critiche espresse da più parti e dalla delusione per la mancata presenza del Re all’inaugurazione. Non si poteva sapere che tale assenza era dovuta alle gravi condizioni di salute di Vittorio Emanuele II, tenute segrete,e che il Re sarebbe morto pochi giorni dopo. La galleria con i suoi caffè divenne ben presto il salotto di Milano, e nel 1910 il pittore futurista Umberto Boccioni dipingerà il movimento delle persone che la animavano nella tela Rissa in galleria. Durante il 1914 ed i primi mesi del 1915, immediatamente precedenti l'entrata dell'italia nella prima Guerra Mondiale la galleria fu sede di manifestazioni  di interventisti e pacifisti, spesso culminanti in zuffe. il 7 novembre 1919 il diciannovenne anarchico Bruno Filippi morì dilaniato dalla sua stessa bomba esplosa mentre entrava nel caffè Biffi, noto per essere frequentato dai ricchi milanesi, cercando di compiervi un attentato. Per molti anni a partire dal secondo dopoguerra, la zona d'ingresso alla galleria verso piazza Duomo costituì un tradizionale punto di ritrovo; la presenza delle edicole e degli strilloni faceva infatti riunire capannelli di persone, soprattutto all'ora di uscita dei quotidiani del pomeriggio, di solito caratterizzati da forti titoli in prima su fatti di cronaca nazionale, avvenimenti politici o eventi sportivi. La consuetudine di ritrovarsi in galleria per discutere l'attualità cessò nel corso degli anni di piombo, quando piazza Duomo divenne luogo di accese manifestazioni e di affollati comizi e, in generale, il clima del dibattito politico cittadino si fece più aspro. La galleria è stata interessata da un restauro negli anni sessanta del Novecento che ha portato al rifacimento della pavimentazione. Da qualche anno l'Ottagono è usato dal comune di Milano per illustrare a turisti e cittadini i cambiamenti o le manifestazioni che interessano la città meneghina con piccole mostre estemporanee. L’Ottagono centrale è considerato il salotto della città. Sul suo pavimento, al centro, è realizzato a mosaico lo stemma di casa Savoia. Ai suoi lati,sempre in mosaici, sono rappresentato gli stemmi delle quattro città che in epoche diverse sono state capitali del regno d’Italia: nell’ordine Milano (con Napoleone), poi Torino, Firenze e infine Roma (coi Savoia). Nelle lunette attorno alla volta, sono raffigurate le allegorie dei quattro continenti: Africa, Asia, Europa e America mancò l’interpretazione che si trattasse di un suicidio, dovuto alle critiche espresse da più parti e dalla delusione per la mancata presenza del Re all’inaugurazione. Non si poteva sapere che tale assenza era dovuta alle gravi condizioni di salute di Vittorio Emanuele II, tenute segrete,e che il Re sarebbe morto pochi giorni dopo.



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